La Sbaleta'
Il 14 luglio 2018 l'Università del Monte di Brianza, in collaborazione con la Pro Loco, la Città di Oggiono e Stendhart, ha organizzato una serata di spetteguless in dialetto dal titolo "La Sbaletà". Per recuperare la tradizione che vedeva il custode della chiesa del Lazzaretto impegnato a distribuire anguria ogni sabato di luglio, le associazioni hanno proposto una serata benefica, durante la quale gli attori Adele Sironi, Nicoletta Castagna ed Edo Marzi hanno spettegolato sulle musiche di Angelo De Capitani alla fisarmonica. Il ricavato è stato devoluto al rifacimento del tetto della chiesa del Lazzaretto.
Giornata Marco d'Oggiono
La Giornata di Marco d'Oggiono, svolta domenica 14 settembre 2014, è stata un grande successo di pubblico. Oltre 500 persone infatti hanno aderito all'iniziativa. La giornata si è aperta con la consegna del prestigioso premio Marco d'Oggiono e nel pomeriggio i cortili di alcune case e ville oggionesi si sono aperti per ospitare riproduzioni di dipinti del nostro pittore. Così il paese è diventato una sorta di museo a cielo aperto ma un po' atipico: infatti ogni dipinto è stato accompagnato da una performance di alcuni musicisti, gruppi o cori che hanno fatto da sottofondo all'osservazione del quadro e poi da una breve spiegazione di una guida che si è basata per lo più sull'aspetto emozionale dei quadri, cercando di sottolineare i legami del Nostro con la Brianza che si potevano evincere da alcuni particolari dei quadri. Ogni giro si è poi concluso con il Gruppo Archeologico che ha guidato la visita della chiesa prepositurale in cui è contenuto l'originale Polittico dell'Assunta e con il saloncino parrocchiale che ospita una copia dell'ultima cena di Marco d'Oggiono, il cui originale è conservato in Francia. Ma non è tutto, infatti per le strade di Oggiono si aggirava il "vero" Marco d'Oggiono, abilmente interpretato dall'attore Edoardo Marzi. A completare la bellissima giornata ci ha pensato il tempo, che ci ha offerto sole e caldo come non aveva mai fatto in tutta l' Estate.
Università all'Università
L'università del Monte di Brianza nel 2013 ha collaborato con l'università Bicocca di Milano. Di seguito il testo di presentazione dell'iniziativa.
Non è un gioco di parole.
Giovedì 24 ottobre 2013 l’Associazione Culturale “Università del Monte di Brianza” di Oggiono è stata invitata come “docente” all’Università degli studi di MILANO-BICOCCA per una lezione agli studenti del Corso di Laurea in Scienze del turismo e comunità locale.
L’evento è stato favorito e promosso dal Prof. Pier Andrea Tosetto (www.androidea.it), docente dell’'Università Bicocca di Milano, dopo aver assistito a una delle serate organizzate dall'Associazione Culturale oggionese nel mese di maggio di quest’anno dedicate alla donna:
la donna brianzola, dal ‘700 agli anni cinquanta del secolo scorso.
Tematica alquanto complessa. La difficoltà sta nel fatto che non parliamo di una donna speciale, di un personaggio famoso, ma della nostra donna , quella feriale, quella di tutti i giorni. La donna brianzola di cento, duecento anni fa. Tanto per intenderci, le nostre nonne, le nostre bisnonne.
La nostra DӦNA non è stata protagonista della storia, per lei la letteratura non si è scomodata, tanto meno i grandi artisti del pennello.
Per forza di cose, per la sua presentazione, si è dovuto ricorrere ai detti, ai proverbi dialettali tramandati oralmente, storpiati dai vari campanili e ci si è affidati ai canti.
E’ proprio attraverso il loro contenuto, accompagnato dalle note della musica fatta con strumenti semplici, oserei dire naturali, come le canne dei Firlinfeu, che possiamo immaginare situazioni, momenti di vita, di lavoro e persino l’'amore.
Alla fine ne è uscita una storia, raccontata da giovani attori in dialetto brianzolo, accompagnati da due gruppi musicali: il gruppo folk corale “La Campagnola” di Olgiate Molgora e i Firlinfeu “Promessi Sposi” di Oggiono.
I componenti dei due gruppi musicali raggiungeranno Milano nei loro caratteristici costumi di contadino brianzolo, utilizzando il treno locale (Besanino). L’appuntamento è alla stazione di Oggiono. Uno spettacolo anticipato per studenti e pendolari.
Ecco il resoconto della giornata al termine del suo svolgimento:
Non è cosa di tutti i giorni viaggiare sul Besanino accompagnati da un coro in costume brianzolo e dai Firlinfeu. E’ quello che è capitato agli studenti e ai pendolari diretti a Milano giovedì 24 ottobre 2013.
L’invito a essere i “docenti” di una lezione agli studenti futuri operatori turistici, rivolto dal Prof. Pier Andrea Tosetto dell’Università Statale Bicocca di Milano all’Associazione culturale Università del Monte di Brianza di Oggiono, in collaborazione con i gruppi musicali (il coro folk "La Campagnola" di Olgiate Molgora e i Firlinfeu "Promessi Sposi" di Oggiono), aveva messo tutti in agitazione. I giorni precedenti l’evento, fissato per giovedì 24 ottobre alle ore 15 presso l’aula 02 dell’edificio U della Bicocca, non passavano mai e i cuori, al pensiero, fibrillavano.
Tema della lezione: “Le tradizioni culturali del passato in Alta Brianza, una ricerca continua delle antiche suggestioni legate non solo ai canti d’amore, di lavoro e di allegria, ma anche ai suoni dell’antichissimo Flauto di Pan, il Firlinfeu, ed ai costumi festivi dei contadini brianzoli intorno ai primi decenni del 1700”.
Ci sentivamo pronti perché non dovevamo improvvisare niente. La lezione era già stata collaudata in una delle serate dedicate alla donna brianzola, a maggio, a Oggiono e in una successiva a Olgiate Molgora. La preoccupazione veniva per il luogo, l’Università e soprattutto per il tipo di pubblico, studenti e insegnanti.
Piacerà? Capiranno? Tutta la storia e le canzoni sono espresse in dialetto brianzolo. E i dubbi aumentavano.
Ma l'entusiasmo per questa straordinaria esperienza si intrufolava e cancellava le titubanze.
La scelta del treno come mezzo di trasporto e l'utilizzo del costume non sono stati casuali: se il nostro passato come conoscenza può servire per il futuro dei giovani e per una crescita turistica del nostro territorio, quindi in alcune occasioni è opportuno utilizzare tali strategie. Non è una carnevalata. Osserviamo con quale dignità le donne giapponesi nella modernissima Tokyo indossano il Kimono, senza disdegnare la minigonna, così come a Monaco di Baviera o nel nostro Tirolo capita spesso di vedere uomini e donne nel loro caratteristico costume. Pure noi brianzoli dobbiamo imparare a essere orgogliosi di mostrare in pubblico la nostra tradizione attraverso il nostro abito.
Il ritrovo era alla stazione ferroviaria di Oggiono alle ore 13, proprio nell’'orario d’'uscita degli studenti dall ' Istituto Bachelet, che terminate le lezioni si accalcavano sulla banchina, in attesa del treno che li riportasse a casa. Immediato lo stupore.
In seguito i sorrisi, belli, aperti, interrogativi e poi una moltitudine di scatti fotografici con i cellulari, con iPad e quant’altro mette a disposizione la tecnologia, immortalavano la strana comitiva.
L’arrivo alla stazione di Milano Greco-Pirelli ha avuto lo stesso effetto della partenza da Oggiono. Naturalmente più gente, molti studenti universitari e un entusiasmo moltiplicato.
L’Università Bicocca è molto vicina alla stazione. Anche qui siamo stati oggetto di centinaia di scatti fotografici. Ci accorgiamo sempre di più che stiamo passando dall'era della parola a quella dell'’immagine.
Certo che questo gruppo di brianzoli, vestiti come contadini in un giorno di festa, accompagnati da strumenti di legno fatti con canne di bambù, fa una bella scena passando sotto i palazzoni dei centri direzionali delle grandi aziende di Milano!
Prima di entrare in università, foto di gruppo. Anche noi vogliamo immortalare il momento.
Un bidello, bisognerebbe dire collaboratore scolastico, ci accompagna all'’aula dove si terrà la lezione. Per noi che entriamo per la prima volta in Bicocca l’impressione è quella di un labirinto. Corridoi, aule, zone studio, cortili.
Alcuni ragazzi stanno studiando. Alzano gli occhi dai libri, sorridono, ci salutano. Altri passano in gruppo. Non c’è indifferenza, notiamo curiosità e cordialità. Quasi tutti mettono mano al cellulare. Alcuni bidelli si fanno fotografare con i Firlinfeu. Arriviamo finalmente all'’aula 02. È già piena di studenti e il prof. Tosetto sta tenendo la sua lezione. Ci stanno aspettando. Non appena entriamo scatta l’applauso. L’aula ha il classico soffitto alto caratteristico dell’architettura post-industriale. Ci dicono che l’acustica è buona. Il maestro del coro "La Campagnola", Valter Sala, è soddisfatto e prepara i due gruppi musicali per l’ingresso. Viene piazzata una telecamera per filmare l’evento. Alcuni fotografi professionisti si posizionano in fondo all’'aula. Gli studenti sono tutti seduti, attenti.
Il prof. Tosetto introduce la lezione, seguito dal Presidente dell’Associazione Università del Monte di Brianza Giandomenico Corti e da una riflessione sulla “Brianzolinità” di Paola Panzeri. Poi la lezione-spettacolo vera e propria, ha inizio. Entrano le donne in costume ritmando la musica dei firlinfeu con i loro zoccoli, seguiti dal coro. La lezione, in effetti è una storia, recitata e cantata. Il tema riguarda la donna.
La donna brianzola dal ‘700 agli anni cinquanta del secolo scorso. Tematica alquanto complessa perché non si parla di una donna speciale, di un personaggio famoso, ma della donna di tutti i giorni, quella feriale. La donna brianzola di cento, duecento anni fa, le nostre nonne, le nostre bisnonne.
La quotidianità della donna l’abbiamo ritrovata soprattutto nei detti, nei proverbi dialettali, spesso tramandati oralmente e sottolineata nei canti che erano l’espressione della festa o della triste condizione nei luoghi di lavoro.
E’ proprio attraverso il loro contenuto, accompagnato dalle note della musica, fatta con strumenti semplici, naturali come le canne dei firlinfeu (o fregamuson), che possiamo immaginare situazioni, momenti di vita, di lavoro e persino l’amore.
I veri interpreti sono stati i tre giovani attori Elena Molatore, Laura Scigliano, Edoardo Marzi e la voce narrante Paola Panzeri. Bravissimi i due gruppi musicali “La Campagnola” di Olgiate Molgora e i Firlinfeu “Promessi Sposi” di Oggiono. Gli studenti erano attentissimi e molto interessati anche se talvolta si è dovuto tradurre dal nostro dialetto in italiano.
Alla fine applausi per tutti e assaggio dei cavigion i tipici dolci di Sirone che i giovani di allora usavano regalare alle ragazze con cui si volevano fidanzare. Dopo alcune domande dei ragazzi, in particolare sullo strumento suonato dai Firlinfeu, la lezione è terminata. Con il cuore che volava ci siamo congedati. Alle 17 il gruppo era alla stazione di Greco-Pirelli pronto per il ritorno a Oggiono.
La tensione era completamente svanita lasciando il posto alla soddisfazione per un'esperienza riuscita bene e da mettere nell'’album dei ricordi con didascalia annessa.
Il viaggio di ritorno in treno è stato all'’insegna del canto e della musica. I passeggeri, perlopiù studenti e pendolari, dopo un primo momento di incertezza, si sono sciolti, hanno liberato l’'imbarazzo, accompagnando i canti con scroscianti applausi. I ragazzi scattavano foto, alcuni postavano direttamente le immagini su Facebook. Tutti, man mano che arrivavano alla loro destinazione, prima di scendere, si complimentavano e ringraziavano per quel viaggio musicale fuori dall’'ordinario. Arrivati a Oggiono eravamo tutti felici e soprattutto consapevoli di aver fatto bella figura.
Quel che più conta è che questa esperienza ci ha fatto capire ancora una volta l’ importanza della bella e sana collaborazione: quando ci si mette insieme, si lavora insieme, si ottengono buoni risultati e ci si sente persino felici.
Non è un gioco di parole.
Giovedì 24 ottobre 2013 l’Associazione Culturale “Università del Monte di Brianza” di Oggiono è stata invitata come “docente” all’Università degli studi di MILANO-BICOCCA per una lezione agli studenti del Corso di Laurea in Scienze del turismo e comunità locale.
L’evento è stato favorito e promosso dal Prof. Pier Andrea Tosetto (www.androidea.it), docente dell’'Università Bicocca di Milano, dopo aver assistito a una delle serate organizzate dall'Associazione Culturale oggionese nel mese di maggio di quest’anno dedicate alla donna:
la donna brianzola, dal ‘700 agli anni cinquanta del secolo scorso.
Tematica alquanto complessa. La difficoltà sta nel fatto che non parliamo di una donna speciale, di un personaggio famoso, ma della nostra donna , quella feriale, quella di tutti i giorni. La donna brianzola di cento, duecento anni fa. Tanto per intenderci, le nostre nonne, le nostre bisnonne.
La nostra DӦNA non è stata protagonista della storia, per lei la letteratura non si è scomodata, tanto meno i grandi artisti del pennello.
Per forza di cose, per la sua presentazione, si è dovuto ricorrere ai detti, ai proverbi dialettali tramandati oralmente, storpiati dai vari campanili e ci si è affidati ai canti.
E’ proprio attraverso il loro contenuto, accompagnato dalle note della musica fatta con strumenti semplici, oserei dire naturali, come le canne dei Firlinfeu, che possiamo immaginare situazioni, momenti di vita, di lavoro e persino l’'amore.
Alla fine ne è uscita una storia, raccontata da giovani attori in dialetto brianzolo, accompagnati da due gruppi musicali: il gruppo folk corale “La Campagnola” di Olgiate Molgora e i Firlinfeu “Promessi Sposi” di Oggiono.
I componenti dei due gruppi musicali raggiungeranno Milano nei loro caratteristici costumi di contadino brianzolo, utilizzando il treno locale (Besanino). L’appuntamento è alla stazione di Oggiono. Uno spettacolo anticipato per studenti e pendolari.
Ecco il resoconto della giornata al termine del suo svolgimento:
Non è cosa di tutti i giorni viaggiare sul Besanino accompagnati da un coro in costume brianzolo e dai Firlinfeu. E’ quello che è capitato agli studenti e ai pendolari diretti a Milano giovedì 24 ottobre 2013.
L’invito a essere i “docenti” di una lezione agli studenti futuri operatori turistici, rivolto dal Prof. Pier Andrea Tosetto dell’Università Statale Bicocca di Milano all’Associazione culturale Università del Monte di Brianza di Oggiono, in collaborazione con i gruppi musicali (il coro folk "La Campagnola" di Olgiate Molgora e i Firlinfeu "Promessi Sposi" di Oggiono), aveva messo tutti in agitazione. I giorni precedenti l’evento, fissato per giovedì 24 ottobre alle ore 15 presso l’aula 02 dell’edificio U della Bicocca, non passavano mai e i cuori, al pensiero, fibrillavano.
Tema della lezione: “Le tradizioni culturali del passato in Alta Brianza, una ricerca continua delle antiche suggestioni legate non solo ai canti d’amore, di lavoro e di allegria, ma anche ai suoni dell’antichissimo Flauto di Pan, il Firlinfeu, ed ai costumi festivi dei contadini brianzoli intorno ai primi decenni del 1700”.
Ci sentivamo pronti perché non dovevamo improvvisare niente. La lezione era già stata collaudata in una delle serate dedicate alla donna brianzola, a maggio, a Oggiono e in una successiva a Olgiate Molgora. La preoccupazione veniva per il luogo, l’Università e soprattutto per il tipo di pubblico, studenti e insegnanti.
Piacerà? Capiranno? Tutta la storia e le canzoni sono espresse in dialetto brianzolo. E i dubbi aumentavano.
Ma l'entusiasmo per questa straordinaria esperienza si intrufolava e cancellava le titubanze.
La scelta del treno come mezzo di trasporto e l'utilizzo del costume non sono stati casuali: se il nostro passato come conoscenza può servire per il futuro dei giovani e per una crescita turistica del nostro territorio, quindi in alcune occasioni è opportuno utilizzare tali strategie. Non è una carnevalata. Osserviamo con quale dignità le donne giapponesi nella modernissima Tokyo indossano il Kimono, senza disdegnare la minigonna, così come a Monaco di Baviera o nel nostro Tirolo capita spesso di vedere uomini e donne nel loro caratteristico costume. Pure noi brianzoli dobbiamo imparare a essere orgogliosi di mostrare in pubblico la nostra tradizione attraverso il nostro abito.
Il ritrovo era alla stazione ferroviaria di Oggiono alle ore 13, proprio nell’'orario d’'uscita degli studenti dall ' Istituto Bachelet, che terminate le lezioni si accalcavano sulla banchina, in attesa del treno che li riportasse a casa. Immediato lo stupore.
In seguito i sorrisi, belli, aperti, interrogativi e poi una moltitudine di scatti fotografici con i cellulari, con iPad e quant’altro mette a disposizione la tecnologia, immortalavano la strana comitiva.
L’arrivo alla stazione di Milano Greco-Pirelli ha avuto lo stesso effetto della partenza da Oggiono. Naturalmente più gente, molti studenti universitari e un entusiasmo moltiplicato.
L’Università Bicocca è molto vicina alla stazione. Anche qui siamo stati oggetto di centinaia di scatti fotografici. Ci accorgiamo sempre di più che stiamo passando dall'era della parola a quella dell'’immagine.
Certo che questo gruppo di brianzoli, vestiti come contadini in un giorno di festa, accompagnati da strumenti di legno fatti con canne di bambù, fa una bella scena passando sotto i palazzoni dei centri direzionali delle grandi aziende di Milano!
Prima di entrare in università, foto di gruppo. Anche noi vogliamo immortalare il momento.
Un bidello, bisognerebbe dire collaboratore scolastico, ci accompagna all'’aula dove si terrà la lezione. Per noi che entriamo per la prima volta in Bicocca l’impressione è quella di un labirinto. Corridoi, aule, zone studio, cortili.
Alcuni ragazzi stanno studiando. Alzano gli occhi dai libri, sorridono, ci salutano. Altri passano in gruppo. Non c’è indifferenza, notiamo curiosità e cordialità. Quasi tutti mettono mano al cellulare. Alcuni bidelli si fanno fotografare con i Firlinfeu. Arriviamo finalmente all'’aula 02. È già piena di studenti e il prof. Tosetto sta tenendo la sua lezione. Ci stanno aspettando. Non appena entriamo scatta l’applauso. L’aula ha il classico soffitto alto caratteristico dell’architettura post-industriale. Ci dicono che l’acustica è buona. Il maestro del coro "La Campagnola", Valter Sala, è soddisfatto e prepara i due gruppi musicali per l’ingresso. Viene piazzata una telecamera per filmare l’evento. Alcuni fotografi professionisti si posizionano in fondo all’'aula. Gli studenti sono tutti seduti, attenti.
Il prof. Tosetto introduce la lezione, seguito dal Presidente dell’Associazione Università del Monte di Brianza Giandomenico Corti e da una riflessione sulla “Brianzolinità” di Paola Panzeri. Poi la lezione-spettacolo vera e propria, ha inizio. Entrano le donne in costume ritmando la musica dei firlinfeu con i loro zoccoli, seguiti dal coro. La lezione, in effetti è una storia, recitata e cantata. Il tema riguarda la donna.
La donna brianzola dal ‘700 agli anni cinquanta del secolo scorso. Tematica alquanto complessa perché non si parla di una donna speciale, di un personaggio famoso, ma della donna di tutti i giorni, quella feriale. La donna brianzola di cento, duecento anni fa, le nostre nonne, le nostre bisnonne.
La quotidianità della donna l’abbiamo ritrovata soprattutto nei detti, nei proverbi dialettali, spesso tramandati oralmente e sottolineata nei canti che erano l’espressione della festa o della triste condizione nei luoghi di lavoro.
E’ proprio attraverso il loro contenuto, accompagnato dalle note della musica, fatta con strumenti semplici, naturali come le canne dei firlinfeu (o fregamuson), che possiamo immaginare situazioni, momenti di vita, di lavoro e persino l’amore.
I veri interpreti sono stati i tre giovani attori Elena Molatore, Laura Scigliano, Edoardo Marzi e la voce narrante Paola Panzeri. Bravissimi i due gruppi musicali “La Campagnola” di Olgiate Molgora e i Firlinfeu “Promessi Sposi” di Oggiono. Gli studenti erano attentissimi e molto interessati anche se talvolta si è dovuto tradurre dal nostro dialetto in italiano.
Alla fine applausi per tutti e assaggio dei cavigion i tipici dolci di Sirone che i giovani di allora usavano regalare alle ragazze con cui si volevano fidanzare. Dopo alcune domande dei ragazzi, in particolare sullo strumento suonato dai Firlinfeu, la lezione è terminata. Con il cuore che volava ci siamo congedati. Alle 17 il gruppo era alla stazione di Greco-Pirelli pronto per il ritorno a Oggiono.
La tensione era completamente svanita lasciando il posto alla soddisfazione per un'esperienza riuscita bene e da mettere nell'’album dei ricordi con didascalia annessa.
Il viaggio di ritorno in treno è stato all'’insegna del canto e della musica. I passeggeri, perlopiù studenti e pendolari, dopo un primo momento di incertezza, si sono sciolti, hanno liberato l’'imbarazzo, accompagnando i canti con scroscianti applausi. I ragazzi scattavano foto, alcuni postavano direttamente le immagini su Facebook. Tutti, man mano che arrivavano alla loro destinazione, prima di scendere, si complimentavano e ringraziavano per quel viaggio musicale fuori dall’'ordinario. Arrivati a Oggiono eravamo tutti felici e soprattutto consapevoli di aver fatto bella figura.
Quel che più conta è che questa esperienza ci ha fatto capire ancora una volta l’ importanza della bella e sana collaborazione: quando ci si mette insieme, si lavora insieme, si ottengono buoni risultati e ci si sente persino felici.
Bambina di ieri, donna di oggi
Foto di Gianpaolo Rossi
Mostra "Is it ChristmArt"
"Is it ChristmArt" è stata una mostra d'arte con opere di giovanissimi artisti locali, esposte nel dicembre 2012. Di seguito riportiamo il resoconto dell'evento scritto da Roberta Scimé.
Sono le 20.30 del 18 dicembre 2012. La neve è ancora bianca e fresca sulla strada che porta alla mostra “Is it ChristmArt”, organizzata da alcuni giovani artisti della zona. Un ragazzo alto e dalla voce possente dà indicazioni per raggiungere il luogo dell'esposizione: una rampa di scale e poi la sala.
Già sui gradini l'osservatore attento si accorge di doversi fermare a guardare la parete destra. Un giovane piegato cerca di raccogliere una moneta che a uno sguardo distratto non si nota nemmeno perché si confonde con la finestra del pianerottolo. Salendo ancora il ragazzo è un po' più giovane, molto più giovane, neonato: un racconto a ritroso per immagini, o forse, come indica un cartello (e il buon senso), l'opera comincia in cima. “Punto a capo e”, di Andrea Cedraro. Il suo biglietto da visita non dice molto, o forse dice tutto: un paio di indirizzi mail, un numero di telefono, un teschio dallo sguardo beffardo che sembra germinare da due mani senza corpo.
In seguito, ancora un quadro del medesimo artista: una “Confusione” di onde nel mare dell'Io, su cui si arrabattano delle navi con le vele gonfiate dal vento, e sotto, un quaderno, di quelli che danno al pubblico la possibilità di lasciare un ricordo. Ma prima, una citazione di Longanesi: “L'arte è un appello a cui troppi rispondono senza essere chiamati”. Ambigua e forse un po' polemica, proprio come il titolo della mostra, che incuriosisce subito chiunque conosca un minimo di inglese.
Gustato questo primo assaggio artistico, il pubblico è catturato dalle note di un violino che colpiscono dolcemente le attente orecchie degli spettatori. Come il russo Musorgskij, che nel 1874 compose la celebre suite per pianoforte Quadri di un'esposizione, i giovani Luca Readaelli e Ilaria Dolfini pennellano con le loro note i lavori degli amici, traducendone in musica le vibrazioni e i battiti.
Di colpo la sala diventa una passerella: presentate dalla calda voce di Giulia Longhi e intervallate dall'istrionico Edoardo Marzi, le belle visitatrici Elena Molatore e Laura Scigliano avanzano con incedere da artiste tra le opere, pronunciando perle di saggezza sull'arte e il nostro modo di fruirla. “I quadri di un museo sentono davvero una marea di sciocchezze nella loro esistenza; e se pensiamo a quanto è lunga, possiamo avere un'idea della quantità spropositata di queste assurdità.”
Il nostro Caronte Edoardo ci ricorda che ormai è tempo di avviarci di nuovo verso il mare dell'arte. Proseguendo in senso orario, la sala offre alcune opere di Andrea Panzeri, artista che è cresciuto a pane e marmo, e che ha fatto anche della sua chioma una scultura: “La matrice della forma”, enigmatica ed essenziale; “Tra lago e montagna”, che profuma di ricordi di un'infanzia brianzola; “Le radici dell'arte”, monumento elogiativo al sorridente nonno dello scultore.
Ma l'arte può anche racchiudersi e dischiudersi da una fotografia: lo sa bene Matilde Ciullo, che con la fotografia decide di immortalare i paesaggi che osserva coi suoi vivaci occhi azzurri e comunica il mondo che si porta dentro. Le stagioni sono il soggetto dei suoi frammenti di mondo: un funebre, giallo “Ottobre”, seguito da un “Giugno” boschereccio che in un attimo si trasforma in un “Dicembre” nevoso, e poi è di nuovo “Marzo”, ma la primavera si fa ancora attendere sul lago increspato dal vento. E proprio il continuo avvicendarsi delle stagioni fa pensare all'”Infinito”, che per Matilde è tutto racchiuso dall'orizzonte lontano, su cui si specchia un sole rosso di speranza.
Ecco che un'arte antica, che profuma di mistero, cerca di svelare i suoi segreti con le creazioni dell'impetuoso orafo Corrado, Cavallino rampante dei metalli: sulle sue mani porta i segni di tutta una tradizione, quella della Scuola Orafa Ambrosiana. Aviatore di una speciale macchina del tempo, l'artista ci fa viaggiare nel passato con le sue “Croci in stile gotico”, i ciondoli “Archetipo” e “Maya”, il “Medaglione Greenman” e l' ”Anello Resegone”.
Più in là, una strana “Lucia” dà il suo “Addio ai monti” in una veste moderna e giovanile: cappuccio in testa, ciondolo che raffigura il lago di Como, e uno sguardo penetrante che parla ai ragazzi di oggi, che forse grazie a questo gioiello dell'eclettico Manuel Butti leggeranno i Promessi Sposi più volentieri. Manuel non ha ancora trovato un genere che lo rappresenti; per questo si dedica anche al disegno, con l'acrilico su carta “Io e il mito”, che lo raffigura novello Marco d'Oggiono (e anche un po' Amleto) circondato dall'aura del grande Leonardo da Vinci. Alla scultura, come mostra l'intrigante “Avanti brutti burloni sparaballe”, un corredo di testa bifronte posacenere e pezzi di vetro che mostrano i frammenti del passato a chiunque vi si specchi; al disegno con modello dal vivo, esposto alla fine dell'esposizione, o all'inizio se non ci si è fatti ingannare dal senso orario.
In posizione centrale sventolano dei compensati di Beatrice Panzeri, scenografa della china. La giovane artista ritrae un “Futuro” desolato e appena stilizzato, inconoscibile per noi, fatto di costruzioni e distruzioni, ma accompagnato anche dalla speranza di un cielo limpido, solcato da una colomba intagliata nel centro del suo polittico di legno.
Si fa sentire ancora la presenza di Andrea Cedraro, questa volta in veste di grafico digitale che fa sgorgare dal corpiciattolo di un “Mostro” un arcobaleno di colori: dal giallo al fucsia, dal rosso al verde, dal blu fino al viola. O meglio, alla Viola rossa, sanguigna e passionale pittrice di figure umane, raffigurate “D'istinti”. Il corpo, per Viola Acciaretti, è il più importante strumento di comunicazione, oltre che il più sincero e istintivo: per questo non ha bisogno di raffigurare con precisione il volto della sua modella, ma cerca di interpretarne gli stati d'animo che affiorano dalle posizioni e dai gesti.
In medio stat virtus, dicevano i latini: in mezzo alla sala, a conclusione del tour in senso orario, Francesco Engaddi, amico dei giovani talenti che lo hanno voluto omaggiare, omaggia a sua volta il mondo classico e l'antichità con le sue sculture: “Il ritorno dell'eroe”, piccola Iliade a lieto fine, “L'idolo”, simbolo di fertilità e vita; “Salento”, calda ventata di Magna Grecia che quasi fa venire voglia di estate in questa fredda giornata d'inverno.
La mostra non può che concludersi con un'ultima forma d'arte, la più buona e popolare di tutte: ciascuno dei presenti all'inaugurazione si cimenta infatti nell'arte di degustare il buffet.
Anche il cibo è una pennellata di poesia nella nostra vita, e si può proprio dire che in fondo siamo tutti artisti in questo campo.
Sono le 20.30 del 18 dicembre 2012. La neve è ancora bianca e fresca sulla strada che porta alla mostra “Is it ChristmArt”, organizzata da alcuni giovani artisti della zona. Un ragazzo alto e dalla voce possente dà indicazioni per raggiungere il luogo dell'esposizione: una rampa di scale e poi la sala.
Già sui gradini l'osservatore attento si accorge di doversi fermare a guardare la parete destra. Un giovane piegato cerca di raccogliere una moneta che a uno sguardo distratto non si nota nemmeno perché si confonde con la finestra del pianerottolo. Salendo ancora il ragazzo è un po' più giovane, molto più giovane, neonato: un racconto a ritroso per immagini, o forse, come indica un cartello (e il buon senso), l'opera comincia in cima. “Punto a capo e”, di Andrea Cedraro. Il suo biglietto da visita non dice molto, o forse dice tutto: un paio di indirizzi mail, un numero di telefono, un teschio dallo sguardo beffardo che sembra germinare da due mani senza corpo.
In seguito, ancora un quadro del medesimo artista: una “Confusione” di onde nel mare dell'Io, su cui si arrabattano delle navi con le vele gonfiate dal vento, e sotto, un quaderno, di quelli che danno al pubblico la possibilità di lasciare un ricordo. Ma prima, una citazione di Longanesi: “L'arte è un appello a cui troppi rispondono senza essere chiamati”. Ambigua e forse un po' polemica, proprio come il titolo della mostra, che incuriosisce subito chiunque conosca un minimo di inglese.
Gustato questo primo assaggio artistico, il pubblico è catturato dalle note di un violino che colpiscono dolcemente le attente orecchie degli spettatori. Come il russo Musorgskij, che nel 1874 compose la celebre suite per pianoforte Quadri di un'esposizione, i giovani Luca Readaelli e Ilaria Dolfini pennellano con le loro note i lavori degli amici, traducendone in musica le vibrazioni e i battiti.
Di colpo la sala diventa una passerella: presentate dalla calda voce di Giulia Longhi e intervallate dall'istrionico Edoardo Marzi, le belle visitatrici Elena Molatore e Laura Scigliano avanzano con incedere da artiste tra le opere, pronunciando perle di saggezza sull'arte e il nostro modo di fruirla. “I quadri di un museo sentono davvero una marea di sciocchezze nella loro esistenza; e se pensiamo a quanto è lunga, possiamo avere un'idea della quantità spropositata di queste assurdità.”
Il nostro Caronte Edoardo ci ricorda che ormai è tempo di avviarci di nuovo verso il mare dell'arte. Proseguendo in senso orario, la sala offre alcune opere di Andrea Panzeri, artista che è cresciuto a pane e marmo, e che ha fatto anche della sua chioma una scultura: “La matrice della forma”, enigmatica ed essenziale; “Tra lago e montagna”, che profuma di ricordi di un'infanzia brianzola; “Le radici dell'arte”, monumento elogiativo al sorridente nonno dello scultore.
Ma l'arte può anche racchiudersi e dischiudersi da una fotografia: lo sa bene Matilde Ciullo, che con la fotografia decide di immortalare i paesaggi che osserva coi suoi vivaci occhi azzurri e comunica il mondo che si porta dentro. Le stagioni sono il soggetto dei suoi frammenti di mondo: un funebre, giallo “Ottobre”, seguito da un “Giugno” boschereccio che in un attimo si trasforma in un “Dicembre” nevoso, e poi è di nuovo “Marzo”, ma la primavera si fa ancora attendere sul lago increspato dal vento. E proprio il continuo avvicendarsi delle stagioni fa pensare all'”Infinito”, che per Matilde è tutto racchiuso dall'orizzonte lontano, su cui si specchia un sole rosso di speranza.
Ecco che un'arte antica, che profuma di mistero, cerca di svelare i suoi segreti con le creazioni dell'impetuoso orafo Corrado, Cavallino rampante dei metalli: sulle sue mani porta i segni di tutta una tradizione, quella della Scuola Orafa Ambrosiana. Aviatore di una speciale macchina del tempo, l'artista ci fa viaggiare nel passato con le sue “Croci in stile gotico”, i ciondoli “Archetipo” e “Maya”, il “Medaglione Greenman” e l' ”Anello Resegone”.
Più in là, una strana “Lucia” dà il suo “Addio ai monti” in una veste moderna e giovanile: cappuccio in testa, ciondolo che raffigura il lago di Como, e uno sguardo penetrante che parla ai ragazzi di oggi, che forse grazie a questo gioiello dell'eclettico Manuel Butti leggeranno i Promessi Sposi più volentieri. Manuel non ha ancora trovato un genere che lo rappresenti; per questo si dedica anche al disegno, con l'acrilico su carta “Io e il mito”, che lo raffigura novello Marco d'Oggiono (e anche un po' Amleto) circondato dall'aura del grande Leonardo da Vinci. Alla scultura, come mostra l'intrigante “Avanti brutti burloni sparaballe”, un corredo di testa bifronte posacenere e pezzi di vetro che mostrano i frammenti del passato a chiunque vi si specchi; al disegno con modello dal vivo, esposto alla fine dell'esposizione, o all'inizio se non ci si è fatti ingannare dal senso orario.
In posizione centrale sventolano dei compensati di Beatrice Panzeri, scenografa della china. La giovane artista ritrae un “Futuro” desolato e appena stilizzato, inconoscibile per noi, fatto di costruzioni e distruzioni, ma accompagnato anche dalla speranza di un cielo limpido, solcato da una colomba intagliata nel centro del suo polittico di legno.
Si fa sentire ancora la presenza di Andrea Cedraro, questa volta in veste di grafico digitale che fa sgorgare dal corpiciattolo di un “Mostro” un arcobaleno di colori: dal giallo al fucsia, dal rosso al verde, dal blu fino al viola. O meglio, alla Viola rossa, sanguigna e passionale pittrice di figure umane, raffigurate “D'istinti”. Il corpo, per Viola Acciaretti, è il più importante strumento di comunicazione, oltre che il più sincero e istintivo: per questo non ha bisogno di raffigurare con precisione il volto della sua modella, ma cerca di interpretarne gli stati d'animo che affiorano dalle posizioni e dai gesti.
In medio stat virtus, dicevano i latini: in mezzo alla sala, a conclusione del tour in senso orario, Francesco Engaddi, amico dei giovani talenti che lo hanno voluto omaggiare, omaggia a sua volta il mondo classico e l'antichità con le sue sculture: “Il ritorno dell'eroe”, piccola Iliade a lieto fine, “L'idolo”, simbolo di fertilità e vita; “Salento”, calda ventata di Magna Grecia che quasi fa venire voglia di estate in questa fredda giornata d'inverno.
La mostra non può che concludersi con un'ultima forma d'arte, la più buona e popolare di tutte: ciascuno dei presenti all'inaugurazione si cimenta infatti nell'arte di degustare il buffet.
Anche il cibo è una pennellata di poesia nella nostra vita, e si può proprio dire che in fondo siamo tutti artisti in questo campo.
Ville Aperte-Villa Cabella
27/09/2013
Edizione 2013 di Ville Aperte, presso Villa Cabella di Annone Brianza
Percorso gastronomico nella storia
L'Università del Monte di Brianza apprezza molto il cibo tanto che spesso organizza eventi gastronomici. Di seguito foto e locandine di alcune di queste cene.